Da cosa nasce il comportamento di un uomo violento?
Quasi sempre da un sentimento di fragilità e di impotenza che sente come inaccettabile. Riesce a sentirsi forte e a difendersi da queste sensazioni solo picchiando.
Di solito le botte sono un modo per tenere a bada ansia, umore basso e depressione che derivano da vissuti di umiliazione intollerabili.
Come mai un uomo è violento?
Le persone violente spesso sono cresciute in ambienti familiari violenti con genitori che li hanno maltrattati, umiliati. Quando una bambina o un bambino assistono a violenza da parte di un genitore verso l’altro genitore, o verso un fratello, o verso se stessi è più facile che poi ricorrano alla violenza per fronteggiare fatiche e stress che la vita riserva.
Se tratto male il mio bambino, gli insegno che di fronte a problemi complessi, a minacce di abbandono si sentirà impotente e maltratterà le donne.
Se tratto male mia moglie, la umilio, la picchio di fronte ai miei figli è più facile che cresca persone che maltratteranno le compagne.
Cosa possiamo fare?
La violenza familiare va prevenuta, individuata, affrontata, fermata fin dall’infanzia. I bambini che subiscono violenze possono diventare uomini violenti. Madri che accettano che il figlio assista alle botte che prendono dal marito trasferiscono l’idea che la violenza sia qualcosa di accettabile. Le donne che lasciano che il terrore le blocchi nella difesa dei figli passano loro il gene di generazione in generazione. Le ragazze che hanno padri violenti è più facile che diventino vittime di uomini violenti.
È importante che le donne imparino a riconoscere le relazioni rischiose: un urlo eccessivo e inatteso, un gesto irritato e svalutante, un movimento che fa saltare gli oggetti, atteggiamenti di ossessiva gelosia devono essere letti come messaggi per riconoscere che non stiamo costruendo una buona relazione ma siamo a rischio.
È necessario chiuderla. Un uomo violento non cambia grazie all’amore di una donna. Ha bisogno di un percorso di cura. Nessun amore maledetto vale la vita. Nessun legame familiare ci obbliga all’autodistruzione.
Dott. ssa Paola Vittorielli
Psicologa psicoterapeuta