Maledetta cacca!
Si chiama encopresi ed è la fuoriuscita volontaria o involontaria delle feci in luoghi o in modi inappropriati. Ne soffre il 3% dei bambini che hanno più di quattro anni ed accade più frequentemente di giorno che di sera. L’encopresi può essere sia passiva che attiva. Parliamo di encopresi passiva quando il bambino decide volontariamente di trattenere la cacca, non segue lo stimolo e quando lo sente chiude i glutei, irrigidisce le gambe, cammina in modo eretto magari sulla punta dei piedi, in maniera che lo stimolo possa diminuire e a volte scomparire. Quando la cacca viene trattenuta si deposita nell’ampolla rettale, da qui parte un segnale alla nostra testa che ci invita a svuotarla, ossia ad andare in bagno. Quando il bambino trattiene l’ampolla si riempie in maniera eccessiva, manca lo spazio: il bambino è nervoso, non ha fame, ha male alla pancia. Quando l’ampolla è piena la cacca invade il colon, quest’ultimo si allarga, può appoggiarsi ai nervi e quindi fare male. A volte vediamo le mutandine sporche: questo perché la cacca più vecchia che si trova alla base dell’ampolla rettale essendo disidratata inizia a sgretolarsi e fuoriesce un pochino senza che il bambino se ne accorga. Si parla invece di encopresi attiva quando il bambino sente lo stimolo e istintivamente espelle le feci in qualsiasi luogo senza andare in bagno. Il primo passo per affrontare questa difficoltà è di sicuro capire di che tipologia di encopresi stiamo parlando, confrontarsi con il pediatra di riferimento che effettuerà di sicuro una valutazione della maturazione generale del bambino e ci indicherà, se necessari, gli approfondimenti medici del caso. Nel momento in cui venissero escluse le cause mediche è necessario affrontare l’aspetto psicologico dell’encopresi e interrogarsi, insieme ai genitori, in che maniera quest’ultima sia legata alla storia del bambino e della famiglia. L’encopresi invade tutti i momenti della vita della famiglia: si evitano cene e gite per paura che il bambino faccia la cacca ovunque o che gli vengano forti mal di pancia più complessi da gestire fuori casa. Quando abbiamo a che fare con un’encopresi di tipo emotivo (non ci sono effettive cause fisiologiche) la chiave è quella di interrogarsi sulle dinamiche familiari: qual è lo stile genitoriale? Qual è il linguaggio emotivo utilizzato? Com’è la relazione tra il bambino e mamma e papà? Quali eventi sono successi in famiglia? Come sono stati gestiti questi eventi? Ci sono stati aspetti traumatici? Se si, come sono stati accettati? E’ importante interrogarsi su questi aspetti insieme ad un professionista psicoterapeuta capace di sostenere i genitori nel percorso che porterà il bambino a diventare autonomo e più sicuro di sé.