Il nostro mondo è caratterizzato da tante, forse troppe, forme di intrattenimento: non passiamo attimo della nostra vita senza fare nulla. In questo modo il tempo per fermarci a pensare è veramente poco, quasi nullo. Sapete cosa stimola la creatività? La noia. Quando il cervello non è impegnato nel turbinio del fare fare fare oppure non è connesso in una delle tante attività che possiamo fare in rete (chattare, giocare, guardare video, cercare informazioni e altro) sapete cosa fa? Si mette a pensare, a creare, a fantasticare, a ipotizzare. Quando siamo liberi dai continui stimoli esterni possiamo meravigliarci, riflettere, immaginare. Pensare, oltre ad essere un atto creativo, è un modo per conoscerci meglio, capire cosa ci piace, cosa ci fa arrabbiare, cosa ci rassicura e ci rende sereni. Per i bambini è un modo per crescere, per esplorare le proprie risorse e la propria mente. È la noia il carburante della fantasia. È vero, tanti bambini oggi sono meno creativi e fantasiosi di una volta. È anche vero però che i bambini di oggi sono davvero indaffarati: giocattoli complessi e sempre vari, tablet a disposizione, attività quotidiane organizzate all’interno di una fitta agenda simile a quella dei manager (calcio, canto, ballo, palestra, nuoto e altro). Le giornate dei bambini di una volta erano più noiose, ma questa noia era un input per inventarsi nuovi modi di divertirsi. “Facciamo finta che”, “Giochiamo a fare che” sono giochi simbolici che aprono alla conoscenza di me e degli altri, mi aiutano a sviluppare la teoria della mente. Nel corso della nostra evoluzione, siamo arrivati a pensare che per giocare a cucinare i bambini abbiano bisogno della cucina e di un set di pentole uguale a quello di mamma. Ma non è così: i bambini si divertono a cuocere torte realizzate con sassi, foglie e rametti in forni fatti di pietre. A volte meno ci sono stimoli e più questi sono semplici e maggiormente i bambini inventano e fantasticano. E allora per sviluppare consapevolezza delle proprie emozioni e capacità cognitive pochi stimoli e tempo per annoiarsi. Semplice no?
Dott. ssa Paola Vittorielli
Psicologa psicoterapeuta