Come si sceglie il proprio partner?
John Bowlby (medico e psicoanalista britannico) ci dice che sono proprio le relazioni che abbiamo vissuto durante la prima infanzia (il conosciuto legame di attaccamento) che ci aiutano a meglio conoscere il modo in cui da adulti entreremo in relazione con il nostro partner. Sembra proprio che ognuno di noi scelga il/la proprio/a compagno/a sulla base delle sue capacità di confermare le nostre idee, immagini, rappresentazioni che abbiamo di noi stessi e che abbiamo costruito durante l’infanzia. E’ come se ci legassimo a qualcuno capace di confermare le idee che già abbiamo di noi, all’interno di una sorta di equilibrio. L’amore all’interno di una coppia è allora riconducibile all’amore che lega ogni bambino/a alla propria mamma. La teoria dell’attaccamento ci dice che tutti i bambini, fin da quando vengono al mondo, hanno un’ innata predisposizione a formare legami significativi con persone importanti (genitori), con il fine di trovare protezione. Per tutta la vita ricerchiamo la vicinanza protettiva di una figura di riferimento che ci sia accanto anche nei momenti di difficoltà. Bowlby parla di MOI – Modelli Operativi Interni – ossia degli schemi mentali che ognuno di noi costruisce nel corso della propria vita e che sono rappresentativi delle idee che abbiamo su di noi, sulle nostre figure di attaccamento (genitori ma non solo) e sul mondo. Grazie ai nostri MOI facciamo delle previsioni di quello che potrebbe accadere, interagiamo con l’ambiente, pensiamo a noi stessi e alle persone per noi importanti, ci facciamo delle aspettative sulla nostra vita. Le nostre esperienze di vita, che nel tempo possono comunque trasformarsi ed evolversi, guidano però il nostro futuro. Mary Ainsworth (psicologa canadese) ha in seguito approfondito il lavoro di Bowlby e, lavorando con bambini da 1 a 2 anni, ha identificato diverse tipologie di attaccamento:
Attaccamento SICURO: il bambino ha una madre presente, capace di rispondere ai suoi bisogni di conforto e protezione. Il bambino, proprio perché sa di poter ricevere protezione dalla mamma ogni volta che ne ha bisogno, è interessato ad esplorare il mondo sapendo di poter avere una base sicura a cui tornare in caso di pericolo (es. un ostacolo non previsto, l’arrivo di un estraneo).
ATTACCAMENTO INSICURO EVITANTE: il bambino ha una mamma che (per motivi diversi) fa fatica a rispondere ai suoi bisogni e questo atteggiamento lo fa sentire rifiutato. Per questo motivo il bambino ha molta paura di essere rifiutato dalle altre persone anche se cerca costantemente l’approvazione degli altri per riempire il vuoto. Sono bambini che spesso imparano a reprimere le loro emozioni (proprio perché hanno imparato a non ricevere risposta), si sentono poco amabili e poco desiderabili. Come conseguenza il bambino tenderà a distaccarsi dalla mamma e a iper-esplorare l’ambiente circostante.
ATTACCAMENTO INSICURO AMBIVALENTE: il bambino ha una mamma che risponde alle sue richieste in modo incostante, sono mamme non prevedibili. Il bambino si sente a volte amabile, altre rifiutato e di solito mette in atto una strategia di controllo serrato sulla mamma. Sono bambini che ipo-esplorano l’ambiente perché hanno paura che, separandosi dalla loro figura materna, potrebbero non più ritrovarla emotivamente.
ATTACCAMENTO INSICURO DISORGANIZZATO: il bambino viene messo in pericolo dalla mamma, questo determina un crollo del sistema di attaccamento e di conseguenza i bambini manifestano comportamenti paradossali e disorganizzati.
Hazan e Shaver ci dicono che c’è una forte somiglianza tra attaccamento infantile e adulto: le persone che hanno un attaccamento sicuro descrivono le loro relazioni parlando di fiducia, aiuto e stima reciproca, oltre che caratterizzate dalla capacità di tollerare gli errori del partner. Le loro relazioni tendono ad avere durata più lunga proprio perché sono consapevoli che i sentimenti romantici nel tempo possono subire delle fluttuazioni ma non escludono che l’amore possa raggiungere di nuovo l’intensità iniziale. Le persone con un attaccamento insicuro evitante descrivono le loro relazioni come basate sulla paura dell’intimità, sulla gelosia e sui repentini cambiamenti di umore. Ritengono che l’amore romantico sia impossibile da trovare e che nessuno si innamori realmente, a volte credono che non serva l’amore per essere felici. Gli insicuri ambivalenti hanno anche loro paura di amare in modo profondo, sentono una profonda mancanza di fiducia che si manifesta con comportamenti ossessivi verso il partner, un forte desiderio di unione e di reciprocità quasi al di fuori della realtà insieme a sentimenti ambivalenti di gelosia. Perdono la testa facilmente anche se contemporaneamente pensano che trovare l’amore non sia possibile. Emerge chiaro come la qualità della relazione con l’uno e/o l’altro genitore, nonché quella della relazione tra i genitori stessi, risulta associata alla sicurezza e/o ansia affettiva di ognuno. La nostra diversità nel modo di amare va ricondotta allora alla qualità delle relazioni vissute nell’infanzia con i nostri genitori.