La regolazione emotiva è l’insieme delle capacità che ognuno di noi inizia a sviluppare da bambino e che continua poi ad approfondire per tutta la vita. Ci permette, piano piano, di imparare a conoscerci, di capire cosa ci fa stare bene e cosa ci fa arrabbiare, cosa ci rende tristi e che cosa ci appaga. La regolazione emotiva è una sorta di meta-abilità, un costrutto multidimensionale che ci permette di riconoscere, prendere consapevolezza, nominare e comprendere le nostre emozioni. Le persone che sviluppano una buona regolazione emotiva sono in grado di fronteggiare e gestire in modo favorevole i propri impulsi, mettono in atto comportamenti adattivi e favorevoli, modulano l’intensità e la durata delle proprie reazioni, riescono a tollerare la frustrazione, possiedono buone doti relazionali. La possibilità di comprendere i propri vissuti, bisogni e intenzioni è alla base dello sviluppo di un’adeguata capacità sociale: posso infatti comprendere le emozioni e le aspettative degli altri solo ad una condizione, ossia essere in grado di cogliere in modo autentico e spontaneo le mie. E come posso fare a leggere e riconoscere le mie emozioni e i miei vissuti? Anche qui è necessaria una condizione: l’aver sperimentato da bambino la relazione con persone (uno o più adulti di riferimento) capaci di aiutarmi nella lettura del mio stato mentale, così interessati a me da supportarmi nella strada che mi porta a prendere confidenza con le esperienze interne che si nascondono dietro ogni comportamento. La parte più importante di tutto ciò avviene a livello non verbale: sguardi, espressioni del viso, movimenti e toni di voce morbidi e accoglienti permettono all’ adulto di sintonizzarsi con l’emotività del bambino aiutandolo a fare ordine nella sua testa. E’ proprio l’attenzione centrata su quello che è latente, nascosto, che rimane dietro ai comportamenti che fa la differenza. I bambini, che diventeranno poi adulti, quando riescono a sintonizzarsi con la mamma (non per forza quella naturale) imparano, grazie all’esperienza e conoscenza dell’adulto, a riconoscere le loro emozioni. Il flusso dei segnali affettivi che vengono dagli adulti di riferimento plasmano e organizzano il cervello dei bambini. E’ proprio qui che prendono forma le basi della così importante teoria della mente, ossia la capacità di cogliere le intenzioni e le motivazioni degli altri. Quando questa capacità è mancante, oppure deficitaria, assistiamo ad eccessivi scoppi di rabbia, ad un cattivo controllo degli impulsi, all’incapacità di modulare intensità e durata delle reazioni emotive, a una modalità di pensiero che alterna il tutto al niente e pretende il tutto e subito, ad una profonda fatica nella gestione della frustrazione. E allora mi aspetterò che le persone si comportino esattamente come voglio io e desiderino ciò che io ho pensato per loro, arrabbiandomi furiosamente e attribuendo all’altro l’appellativo di traditore piuttosto che di impostore. La disregolazione emotiva diviene allora un ponte che mi apre alla strada della distorsione della realtà: pur di confermare le mie idee e i miei pensieri, del tutto autocentrati, sono disposto a distorcere la realtà all’insegna di un vortice di sofferenza e fragilità che solo chi ne è protagonista riesce, a tratti, a riconoscere.